Cacciatori nordamericani di 130 mila anni fa
Nella contea di San Diego, in California, sono state rinvenute ossa di mastodonte spezzate e scavate con utensili da macello, che testimonierebbero la presenza di cacciatori in America 130 mila anni fa, millennio più o millennio meno (ma il ritrovamento è discusso, molti archeologi sostengono che le ossa siano state spezzate da macchinari per l'edilizia in tempi moderni). Non è dato sapere se si tratti di Sapiens o forme umane più arcaiche, c'è chi punta su Neanderthal o Denisova che erano stanziati in Siberia prima dell'arrivo dei Sapiens, sulla rotta obbligata per raggiungere la Beringia, dove oggi sorge il canale di Bering. Del resto i nativi americani hanno un alto tasso di geni neanderthaliani nel loro Dna, ereditato dai loro antenati vissuti a fianco di quei nostri lontani cugini. Peraltro, è provato che i Sapiens erano già arrivati in Cina almeno 120 mila anni fa, la questione quindi resta apertissima. Naturalmente si tratta di ipotesi: per poter affermare che i Neanderthal hanno davvero attraversato la Beringia occorre qualche reperto inequivocabile, non bastano le caratteristiche arcaiche di alcuni resti ossei che possono essere tranquillamente interpretate come residuo di ibridazioni precedenti, avvenute in Asia durante il viaggio dei Sapiens verso l'America.
Ma se a fronte di quella data alcuni autori hanno chiamato in causa i Neanderthal, va ricordato che proprio 130 mila anni fa è iniziato l'interglaciale Riss-Wurm, un periodo molto caldo e umido con livelli del mare più alti di quelli attuali: chi è arrivato da quelle parti, dunque, deve averlo fatto prima del surriscaldamento, diciamo nell'ultima parte della glaciazione Riss, altrimenti non avrebbe potuto sfruttare l'emersione della Beringia, poi inabissatasi durante la successiva deglaciaziane. Oppure la strada seguita per arrivare in California è stata un'altra. Sappiamo che a Creta sono state trovate tracce di occupazione umana risalenti proprio a 130 mila anni fa, dato che impone la capacità di navigare, quantomeno utilizzando delle zattere. Sono davvero esigui i resti delle occupazioni del continente americano precedenti la migrazione degli amerindi, ma a quanto pare avvenute sempre attraverso la Beringia, che verosimilmente è emersa in corrispondenza dei picchi di freddo del Wurm, tra 70 e 60 mila anni fa, tra 50 e 45 mila, tra 30 e 35 mila e tra 22 e 8 mila anni fa.
Fra le tracce più datate di presenza umana in America del Nord, ci sono quelle rinvenute in South Carolina presso il fiume Savannah, carboni di un focolare che risalgono a 50 mila anni fa. Nel Messico centrale, vicino a Puebla, sono venute alla luce impronte umane datate 40 mila anni fa, mentre in Cile, a Monte Verde, sono state trovate tracce di 33 mila anni fa. La spada di ossiadiana scoperta insieme ad altri reperti a Tlapacoya, nel Messico centrale, ha quasi 22 mila anni. Alcuni discussi reperti rinvenuti nella località brasiliana di Pedra Furada sembrerebbero rimandare a quasi 60 mila anni fa, cosa che ha fatto anche supporre una traversata dall'Africa alle coste sudamericane. L'analisi del Dna, in ogni caso, ha evidenziato chiaramente una connessione genetica tra i nativi americani e le popolazioni siberiane stanziate a Mal'ta nel Paleolitico superiore. Secondo alcuni studiosi, peraltro, sino a circa 12.600 anni fa non sarebbe stato possibile transitare dalla Beringia alle terre americane a sud della calotta, utilizzando quel famoso “corridoio” libero che tagliava i ghiacci, in quanto lungo il tragitto non sarebbero stati presenti animali e piante di cui cibarsi. Quindi si ipotizza che gli uomini abbiano seguito un percorso costiero.
Le tracce pre-Clovis, la famosa cultura preistorica di circa 13.500 mila anni fa a lungo ritenuta la più antica d'America, diventano consistenti a partire da circa 15-16 mila anni fa. Sono emerse testimonianze in Canada, Virginia, Pennsylvania, Minnesota, Missouri, Texas e Florida, per ricordare i casi più noti. I primi abitanti dell'America settentrionale, come la donna di Peñon, trovata in Messico e risalente a 13 mila anni fa, o il celebre uomo di Kennewick, rinvenuto nello Stato di Washington e datato 9.200 anni fa, erano esteticamente simili al tipo paleoasiatico stanziato lungo la costa orientale del continente, i crani rivelano affinità con la cultura Jomon del Giappone e i loro attuali discendenti, gli Ainu. Tuttavia, il cranio della Eva di Naharon, ritrovato in Messico e risalente a 13 mila anni fa, ha tratti simili ai popoli sud asiatici, australiani e del Pacifico meridionale, cosa che testimonia arrivi via mare dall'emisfero australe, non solo via terra dall'estremo nord. Non a caso i genetisti hanno stabilito che le popolazioni amazzoniche hanno una lontana parentela con i nativi di Australia e Nuova Guinea (che a loro volta si sono ibridati con Neanderthal e Denisova).
Giorgio Giordano