Considerazioni sull'ipotesi solutreana

Tipologia: 
Culture
12 maggio 2017
La proposta di una traversata oceanica dall'Europa all'America settentrionale, seguendo i bordi della calotta glaciale, è stata formula da Dennis Stanford dell'istituto americano Smithsonian e Bruce Bradley dell’Università inglese di Exeter alla fine degli anni Novanta. A oggi non esistono prove certe per avallare questa ricostruzione
L'ipotesi solutreana
Occupazione del Nuovo mondo, l'ipotesi solutreana

La celebre "ipotesi solutreana" suggerisce una traversata dell'Atlantico da parte di alcuni pionieri europei, sbarcati sulla costa orientale dei futuri Stati Uniti, intorno al massimo glaciale: la proposta è stata formulata alla fine degli anni Novanta dall'archeologo Dennis Stanford dell'istituto americano Smithsonian e dal suo collega Bruce Bradley dell’Università inglese di Exeter. A oggi non esistono prove certe per avallare questa ricostruzione. La tesi dei due studiosi parte da un ritrovamento avvenuto nel 1971: in un sito al largo delle coste della Virginia, un territorio che era emerso durante il massimo glaciale, vennero recuperate dalle reti di un peschereccio ossa di mammut e una lama di pietra realizzata con una tecnica simile a quella adottata dalla cultura solutreana, comparsa all'improvviso in Europa occidentale tra i 22 e i 17 mila anni fa. Una volta analizzati, i resti dei mammut hanno evidenziato la data di circa 22 mila anni fa e in mancanza di altre indicazioni si è ritenuto di inquadrare la lama nella stessa epoca. La prima critica mossa dagli scettici è che non esiste modo per stabilire se la lama è contemporanea ai mammut, dal momento che quel tipo di bifacciale è stato prodotto anche in epoche post-Clovis. A ben vedere, questo dubbio potrebbe sorgere per infiniti reperti archeologici di ogni tempo, rinvenuti in tutto il mondo, ma in questo caso l'immediata contestazione si è sollevata soprattutto a causa dei noti apriorismi sull'occupazione del Nuovo mondo.

Secondo un'interpretazione maggioritaria nei decenni scorsi, la cultura Clovis di 13.500 anni fa era la più antica d'America e ancora ai giorni nostri, a dispetto di tanti ritrovamenti più datati (almeno 50 mila anni fa, ma qualcuno dice il doppio), si fa molta fatica a far accettare questa doverosa rivalutazione cronologica, indipendentemente dalla bontà della teoria in esame. Secondo i due studiosi, i solutreani avrebbero sfruttato il ponte di ghiaccio esteso tra l'Europa, la Groenlandia e l'America del nord. In questo caso non sono mancate le obiezioni sulla reale esistenza in quell'epoca di una lingua ghiacciata in grado di connettere i due continenti. Per la verità, la discussione rappresenta un falso problema: oggi sappiamo che oltre 100 mila anni prima dei solutreani alcuni uomini giunsero a Creta, inevitabilmente navigando, quindi non è poi così indispensabile postulare una lunga camminata sul ghiaccio. Anche le modalità del ritrovamento subacqueo effettuato da “profani” costituiscono un grosso problema: in effetti ci troviamo in presenza di una quasi totale mancanza di documentazione, quantomeno davanti a un resoconto assai impreciso, circostanza che peraltro caratterizza moltissime scoperte americane del secolo scorso. Molti contestano anche che questi primi americani preistorici, al contrario degli uomini del Solutreano europeo, non si cimentavano nell'arte rupestre, il che indicherebbe due culture differenti.

Al momento, la più antica rappresentazione artistica americana è un mammut inciso su un osso, risalente a 13 mila anni fa, l'epoca dei Clovis. Nel corso del tempo, tuttavia, non solo in Virginia, anche in Maryland e Pennsylvania, sono emerse altre tracce pre-Clovis realizzate con una tecnica simile, ma non identica, a quella dei solutreani (specie le punte a forma di foglia di lauro). Cinque anni fa Bradley ha annunciato una nuova campagna di ricerche. Tra le notizie è circolata anche un'informazione molto specifica: la lama di pietra trovata quasi mezzo secolo fa in Virginia sarebbe stata ricavata da una selce di origine francese. Un elemento determinante, ma mai confermato da ulteriori dichiarazioni o dalla divulgazione di analisi, dunque per quanto ne sappiamo da ritenere non provato. Certamente se dovesse emergere una simile evidenza non resterebbe che celebrare l'ipotesi solutreana. Ma come detto, sappiamo che esistono tracce di presenza umana nelle Americhe ben più antiche del periodo solutreano, quindi che l'America fosse popolata prima dei Clovis non può più essere messo in discussione. Il professor Bradley, non a caso, ha parlato anche di reperti risalenti a 19-26 mila anni fa, date che tra l'altro sono più antiche di quelle solutreane d'Europa: paradossalmente, dunque, si dovrebbe propendere per un viaggio dal Nuovo al Vecchio mondo e non viceversa, come invece recita la teoria dei due studiosi.

In generale, sembra accertato che la prima occupazione dell'America del nord sia avvenuta attraverso la Beringia. Gli amerindi secondo la genetica hanno avuto origine nell'area dei monti Altai nella Siberia meridionale, oltre 20 mila anni fa. Spesso vengono citati ritrovamenti di antichi scheletri americani dall'aspetto cromagnoide, quindi di ipotetica origine europea: in realtà si tratta di un tipo fisico diffuso in Asia prima della comparsa degli amerindi e dei mongolici, solo somigliante agli uomini che popolavano l'Europa nel Paleolitico superiore, ma con differenze che non possono sfuggire a uno sguardo attento. Questi primi coloni, probabilmente, erano gli antichissimi cacciatori di mammut stanziati in Siberia ovvero i pescatori paleolitici residenti sulle coste estremo-orientali. La cultura preistorica giapponese dei Jomon presenta le stesse caratteristiche fisiche di questi presunti cromagnoidi americani. Secondo alcuni studi, l'improvvisa diffusione della cultura solutreana sulle coste atlantiche europee potrebbe essere dovuta ad arrivi dall'Europa nord-orientale: in questo caso sarebbe spiegata la connessione con le genti siberiane migrate in America attraverso la Beringia (una "fuga" verso il sud Europa e verso l'America libera dai ghiacci, forse causata dalla recrudescenza del freddo, che ha costretto gli uomini stanziati alle estreme latititudini a cercare aree dal clima più mite). In effetti, sappiamo che dagli Urali all'estrema Siberia si estendeva un'unica cultura di cacciatori devoti alla Dea Madre e a quanto pare "innamorati" della foglia di lauro, dunque non dovrebbe risultare poi così sorprendente la somiglianza tra le culture americane pre-Clovis e i popoli solutreani europei.
Giorgio Giordano

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Strumenti solutreani a sinistra, una punta Clovis a destra
Punta pre-Clovis a forma di foglia di lauro
Osso fossile scoperto in Florida risalente a 13 mila anni fa
Il Solutreano europeo