L’aspetto degli europei preistorici

L’aspetto degli abitanti dell’Europa paleolitica è cambiato molte volte. La maggioranza dei primi Sapiens arrivati nel continente intorno a 50 mila anni fa, passando a nord del Mar Nero, proveniva dall’Asia centrale (a ritroso India-Pakistan, ancora prima Medio Oriente e in origine Africa). Alcuni di loro hanno imboccato la via meridionale e si sono diffusi in Africa del nord. Questo popolo aveva già un aspetto molto moderno rispetto all’umanità precedente, con un mento più definito e arcate sopracciliari meno sporgenti, anche se mantenevano una struttura ossea più massiccia. Secondo gli studi della genetica, due delle tre mutazioni ancora oggi esistenti responsabili del rutilismo, ovvero dei capelli rossi, si sono originate in Asia occidentale 70 mila anni fa, una nell’Europa dei Cro-Magnon 30 mila anni fa. Quindi, verosimilmente, molti di questi individui erano già fortemente depigmentati prima di occupare l’Europa.

In queste terre già abitate dai Neanderthal, brevilinei e massicci, è avvenuta l’ibridazione tra le due popolazioni (oggi sappiamo che uno scambio di geni c’era già stato 100 mila anni fa in Medio Oriente). Tra i reperti ibridi si ricordano il femore di Ust’-Ishim in Siberia di 45 mila anni fa, la mandibola del Riparo Mezzena in provincia di Verona di quasi 40 mila anni fa e il cranio di Kostenki in Russia, datato 36-38 mila anni fa. Quest’ultimo evidenzia tratti afro-asiatici e una bassa statura. I Neanderthal europei, a differenza di quelli mediorientali, erano caratterizzati da una evidente depigmentazione: la genetica ha dimostrato che anche tra di loro era diffusa una mutazione che rende i capelli rossi e l’epidermide pallida, benché diversa da quelle sviluppate dai Sapiens. Le prime testimonianze dell’occupazione dei Sapiens sono rappresentate da una mascella scoperta nel sito di Kents Cavern in Inghilterra, datata 41-44 mila anni fa e da due molari trovati nella Grotta del Cavallo, nel Salento, che risalgono a 43-45 mila anni fa. Ai Balzi Rossi di Ventimiglia sono emersi utensili di 42 mila anni fa attribuiti al Sapiens. I reperti europei precedenti ai 33 mila anni fa provengono dai siti di Les Rois e La Quina Aval, Brassempouy, Cioclovina, Mladec, Muierii, Oase (fra questi il più antico, circa 40 mila anni), ma si tratta di materiale modesto. Purtroppo sono molto rari i resti completi dell’Aurignaziano, la cultura diffusa prima di 30 mila anni fa in Europa, quindi risulta difficile stabilire con completezza le fattezze di quegli antichi uomini. Possiamo immaginare che le prime unioni con i nostri arcaici cugini abbiano appesantito i lineamenti e irrobustito la corporatura, dando vita a omoni dalla chioma fulva.

Durante i millenni successivi in Europa si è sviluppato un tipo fisico detto cromagnoide (dal sito di Cro-Magnon in Francia) con caratteristiche ben distinte da quelle del ceppo afro-asiatico diffuso negli altri continenti: altissima statura (oltre i 180 centimetri), corporatura possente, cranio dolicocefalo (allungato all’indietro), faccia larga e corta, naso alto e stretto, orbite basse e squadrate, assenza di prognatismo (mascella in avanti). Tra i 30 e i 20 mila anni fa, durante il cosiddetto periodo Gravettiano, il continente è stato invaso da migranti arrivati da est attraversando i Balcani. Una popolazione stanziata ai bordi dell’Europa con caratteristiche fisiche miste, ovvero tratti assimilabili a quelli del ceppo afro-asiatico, anche se le misurazioni dei crani non si differenziano moltissimo da quelle dei cromagnoidi. Uomini dal fisico più esile e di bassa statura, sempre dolicocefali, ma con il naso più largo e la mascella maggiormente prognata. Tuttavia, le sepolture delle popolazioni di questo gruppo stanziate nel nord-est europeo (tipo a Predmost e Sungir), al contrario di quelle mediterranee, rivelano una statura decisamente elevata. Un tempo questa tipologia era chiamata capelloide, dai resti rinvenuti a Combe-Capelle in Francia, che si credevano risalenti a 40 mila anni fa, ma di recente i reperti trovati nel sito sono stati ridatati al Mesolitico. Sarebbe quindi più corretto definire questo antichissimo tipo fisico paleo-capelloide. Cromagnoidi e paleo-capelloidi hanno convissuto negli stessi luoghi gomito a gomito, dando vita a un tipo europeo ibrido: non a caso, intorno ai 20 mila anni fa si è registrata una riduzione della statura media. Peraltro, nell’area mediterranea sono stati rinvenuti resti di soggetti con caratteristiche più simili alle tipologie africane, a testimonianza di probabili arrivi dal lato sud del Mediterraneo (si pensi ai resti nella Grotta di Paglicci in Puglia).

C’è poi un piccolo mistero: gli studi genetici hanno fatto emergere che uno dei ceppi a cui appartenevano i primi abitanti europei, che sembrava estinto intorno a 33 mila anni fa, sostituito dai nuovi arrivati, è riapparso in alcuni campioni risalenti al massimo glaciale, circa 20 mila anni fa. Recentemente i genetisti hanno scoperto che intorno a 14.500 anni fa una larga fetta della popolazione europea è stata sostituita da un popolo giunto dal vicino Oriente che si è diffuso rapidamente nel nostro continente, plasmando il Dna degli europei fino alla rivoluzione neolitica. Nei millenni successivi gli europei hanno subito un cambiamento estetico notevole: alla fine del Paleolitico la statura europea è ulteriormente crollata e si è affermato il tipo capelloide propriamente detto, caratterizzato da un fisico più esile, una volta cranica maggiormente bombata, orbite alte e arrotondate, viso lungo e stretto. Nello stesso periodo, insieme ai mediorientali sono arrivati nel continente popolazioni provenienti dalle steppe centro-asiatiche, nella sostanza gli antenati di quelli che diventeranno gli indoeuropei. In questo senso il contributo fondamentale è fornito dall’Uomo del Villabruna vissuto 14 mila anni fa sulle Dolomiti, portatore di un marcatore genetico tipico degli indoeuropei occidentali e considerato il caso più antico di occhi azzurri in Europa. Uno studio del 2008 aveva stabilito che i primi occhi azzurri sono apparsi 10-12 mila anni fa intorno al Mar Nero, si era quindi pensato che fossero stati introdotti in Europa occidentale in tempi relativamente recenti, 5-6 mila anni fa, dagli indoeuropei provenienti proprio da quelle terre. Poi, però, i resti di alcuni cacciatori-raccoglitori stanziati nel sud della Svezia 8 mila anni fa hanno rivelato che i popoli nordici del Mesolitico avevano già tutte e tre le varianti della depigmentazione, i geni mutati che determinano pelle chiara, capelli biondi e occhi azzurri. Nello stesso periodo, tuttavia, in Europa meridionale e centrale era diffusa la pelle scura introdotta dalla massiccia migrazione da sud-est.

Sono stati i primi agricoltori neolitici giunti dal Caucaso, così come i pastori indoeuropei provenienti dalle steppe siberiane e dai territori a nord del Mar Nero, che erano portatori delle mutazioni che determinano la depigmentazione, a ridiffondere la pelle bianca in tutto il continente dopo la parentesi mesolitica. Davvero singolare il caso dell’Uomo di La Brana, vissuto in Spagna 7 mila anni fa, che aveva pelle scura e occhi azzurri, oltre geni condivisi con le antichissime popolazioni di Mal’ta, nell’estrema Siberia orientale. Un vero meticcio preistorico. Nel Maghreb occidentale è sopravvissuta a lungo una popolazione cromagnoide nota come Mechta-Afalou diffusa sino alle Canarie. Le pitture rupestri neolitiche del Tassili n’Ajjer, in Algeria, ritraggono donne con i capelli rossi e biondi. Nel Maghreb orientale, invece, dominava la cultura del Capsiano, formata da popoli capelloidi di provenienza asiatica. Durante il Mesolitico e il Neolitico in Europa si è diffusa la brachicefalia, cioè il cranio corto e largo, l’esatto contrario della dolicocefalia tipica dei cromagnoidi (dei Neanderthal e di tutte le umanità arcaiche). Un tratto estetico tipicamente orientale, registrato già 55 mila anni fa tra gli uomini che utilizzavano la Grotta di Manot in Israele. Ovviamente la brachicefalia è giunta in Europa con i nuovi arrivati, ma in diversi casi sembra essere il frutto di una mutazione locale indipendente. Certo è che in epoca post-glaciale molti cromagnoidi europei hanno subito una generale riduzione della corporatura e del cranio, con l’apparizione di forme brachicefale o mesocefale (come caratteristica intermedia tra dolicocefalia e brachicefalia). In diverse zone del continente, specie in quelle nord-occidentali, sono comunque sopravvissuti tipi fisici cromagnoidi sostanzialmente inalterati, discendenti dai cacciatori-raccoglitori paleolitici e mesolitici, basti pensare alla cultura del cosiddetto Maglemosiano.

Al contrario, i primissimi pionieri neolitici che introdussero l’agricoltura e l’allevamento in Europa erano cromagnoidi ridotti nelle dimensioni e brachicefali, popoli che come detto provenivano dal Caucaso. Questo tipo etnico, a cui apparteneva anche Otzi, la famosa mummia del Similaun, oggi è detto “alpino” per la particolare diffusione che ha avuto in centro Europa. Anche nell’area baltica si è diffuso un cromagnoide fortemente ridotto, depigmentato e con un volto dai lineamenti infantili, definito appunto tipo “baltico”. A seguire sono giunte dal vicino Oriente e dall’Africa del nord popolazioni di una tipologia denominata “mediterranea”, questa volta dai tratti capelloidi, individui generalmente esili e di bassa statura, con crani dolicocefali. Nei Balcani il tipo mediterraneo si è ibridato con una popolazione di cromagnoidi diventati brachicefali e ha dato vita al cosiddetto tipo “dinarico” che durante l’Età del bronzo si è stanziato in ampie aree d’Europa: si caratterizza per l’alta statura e l’ossatura robusta dei cromagnoidi, ma presenta un volto allungato e un cranio particolarissimo, stretto e con l’osso occipitale piatto. Lungo le coste Atlantiche, dal Portogallo alla Scozia, i mediterranei si sono fusi con i cromagnodi originando il tipo “atlantico”. Queste popolazioni hanno avuto un ruolo importante nella diffusione della cultura dei megaliti. Durante la prima Età dei metalli, si registra una massiccia migrazione indoeuropea dalle terre ucraine, che porta verso nord la cultura della Ceramica cordata e la cosiddetta tipologia “nordica” (o meglio proto-nordica). Costoro discendevano dai cacciatori paleolitici dell’estremo nord, che dovettero abbandonare la Russia e la Siberia occidentale durante il massimo glaciale a causa della recrudescenza del freddo, andandosi a stanziare nel cosiddetto rifugio nord-pontico, diventato poi la terra dei Kurgan. Parliamo di un popolo capelloide decisamente depigmentato (capelli biondi e occhi azzurri), di alta statura e dolicocefalo come i cromagnodi, ma al contrario di questi con un viso lungo e stretto, non largo e corto. Tra gli attuali scandinavi si trovano i soggetti più simili a questa popolazione, che tuttavia non esiste più con le originali caratteristiche.

Nelle terre dei Kurgan, dove ha avuto origine il popolo indoeuropeo, in precedenza vivevano individui dall’aspetto cromagnoide, anche se con un volto più stretto e lungo rispetto al tipo standard, verosimilmente a causa delle ibridazioni con i confinanti popoli capaelloidi della Siberia occidentale. Come abbiamo visto, i proto-indoeuropei hanno iniziato la loro espansione già alla fine dell’era glaciale, ma la grande invasione dell’Europa nell’Età del bronzo ha determinato la sostanziale “eliminazione” di molte popolazioni preesistenti. A seguire si è registrata la risalita dai Balcani di un altro ramo indoeuropeo , detto “danubiano” (i cosiddetti proto-celti), che si è spinto a ovest sino all’Atlantico, occupando tutta la parte occidentale del continente, compresa l’Inghilterra: questo lungo viaggio attraverso l’Europa ha conferito loro un aspetto misto, composto dalle caratteristiche dei popoli alpini, dinarici e nordici. Storicamente sono ricordati per la grande incidenza dei capelli rossi, verosimilmente un tratto ereditato dai precedenti cacciatori-raccoglitori stanziati nei medesimi territori. Naturalmente i flussi migratori non sono finiti e durante le epoche successive sono giunti altri popoli dal vicino Oriente, che hanno contribuito a rendere ancora più intricato il panorama delle etnie del continente. Le attuali popolazioni europee, comunque, dal punto di vista genetico sono composte da quattro grandi ceppi: i discendenti dei cacciatori-raccoglitori mesolitici, i popoli neolitici del Caucaso, i popoli neolitici del vicino Oriente e gli indoeuropei.
Giorgio Giordano