La pelle bianca nella preistoria
Depigmentazione
La pelle bianca degli europei ha fatto a lungo discutere: non è stato facile accertare l'epoca in cui la depigmentazione si è manifestata. Le gradazioni della pelle umana sono connesse all'esposizione solare, come è facile verificare osservando la situazione mondiale (e tenendo conto delle migrazioni storiche e preistoriche che hanno mischiato le carte). I primi Sapiens usciti dall'Africa erano melanodermi, si ritiene che il colore della loro pelle fosse simile a quello dei nativi australiani e dei melanesiani. Del resto gli aborigeni e i "negritos" dell'India e dell'Asia australe sono i discendenti di quei primi migranti. All'equatore l'intensità del sole è dannosa per le cellule, sono quindi inibite le mutazioni depigmentanti, qualora compaiano vengono eliminate in breve tempo. Man mano che ci si allontana dall'equatore questo vincolo genetico si allenta e le mutazioni che schiariscono la pelle possono proliferare in quanto relativamente innocue (come evidenziano le tribù più meridionali dell'Africa o i popoli del Magreb e del Medio Oriente). Alle alte latitudini la depigmentazione diventa invece un vantaggio in termini di assunzione della vitamina D attraverso l'esposizione solare e di protezione dal congelamento. Mentre gli africani delle regioni equatoriali non possono sbiancare, tra gli aborigeni australiani e i melanesiani è diffusa una mutazione depigmentante simile al biondismo europeo, ma attiva solo sui capelli, non sulla pelle e sugli occhi, evidente soprattutto in età giovanile. Non essendo favorevole, a quelle latitudini non si è imposta come tratto dominante, ma non risultando nemmeno particolarmente dannosa è rimasta come tratto recessivo latente. Si ritiene che gli attuali fenotipi negroidi dell'Africa si siano definiti per "specializzazione" nel corso del Paleolitico superiore. Allo stesso modo, la depigmentazione all'europea o alla maniera dei nord-asiatici è una risposta al clima freddo e scarsamente illuminato dei territori eurasiatici dell'era glaciale. Uno studio sul Dna scozzese ha rivelato l'esistenza di tre varianti del rutilismo, il gene dei capelli rossi: due hanno avuto origine in Asia occidentale 70 mila anni fa, una in Europa 30 mila anni fa. Questo significa che alcuni Sapiens erano portatori di una decisa forma di depigmentazione già nel Paleolitico. Peraltro l'umanità anatomicamente moderna giunta nel Vecchio continente si è ibridata con i Neanderthal, che a loro volta hanno rivelato pelle bianca e il gene del rutilismo.
Gli europei
Alla fine dell'era glaciale, ai cacciatori autoctoni si sono sovrapposti gli agricoltori giunti dal Caucaso e i pastori indoeuropei provenienti dalle steppe siberiane e dai territori a nord del Mar Nero. Anche queste due popolazioni erano portatrici delle mutazioni che determinano la depigmentazione. Uno studio del 2008 aveva stabilito che i primi occhi azzurri sono apparsi 10.000 anni fa intorno al Mar Nero, si era quindi pensato che fossero stati introdotti in Europa occidentale circa 5500 anni fa dagli indoeuropei della Cultura di Jamna, provenienti proprio da quelle terre. Poi, però, i resti di alcuni cacciatori-raccoglitori stanziati nel sud della Svezia 8000 anni fa hanno rivelato che i nordici del Mesolitico avevano già tutte e tre le varianti della pelle bianca, compresa quella che determina i capelli biondi e gli occhi azzurri. Uno studio successivo ha individuato gli occhi azzurri nel Caucaso e in Italia 14 mila anni fa. Una recente scoperta ha certificato che 14.500 anni fa la popolazione autoctona d'Europa è stata quasi integralmente sostituita da migranti provenienti dall'Asia. Inoltre, l'aplogruppo indoeuropeo R1b è stato rintracciato in Europa circa 2000 anni prima delle invasioni dei pastori della Cultura di Jamna. Ovunque siano nati, gli occhi e i capelli chiari sono presenti nel continente da molto tempo prima delle invasioni indoeuropee registrate nell'età dei metalli. A partire dal Mesolitico il continente è stato colonizzato anche da popoli provenienti dall'Africa e dal Medio Oriente, infatti, mentre gli abitanti del nord erano bianchi, in centro e sud Europa era presente la pelle scura introdotta dai nuovi arrivati o comunque sommata a quella degli abitanti paleolitici dell'area mediterranea, che certamente sono sempre stati in osmosi con i popoli africani. Tuttavia, le pitture rupestri neolitiche del Tassili n'Ajjer, in Algeria, ritraggono donne con i capelli rossi e biondi, possibile lascito di antiche migrazioni da nord verso sud o forse testimonianza di un fenotipo indigeno adattatosi a un clima glaciale molto diverso da quello che caratterizza l'attuale Magreb. Singolare, comunque, è il caso dell'uomo vissuto a La Brana nel nord della Spagna, 7000 anni fa: aveva la pelle scura e gli occhi azzurri. La genetica ha rilevato che condivideva dei geni con le antichissime popolazioni di Mal'ta, nell'estrema Siberia orientale. Insomma, un meticcio preistorico. Gli agricoltori neolitici del Caucaso e le calate indoeuropee hanno infine ridiffuso la pelle bianca nel sud Europa.
Giorgio Giordano