Neanderthal, il cavernicolo che non esiste
Cultura evoluta
Dare del Neanderthal a qualcuno è un modo sintetico per indicare una persona rozza, brutale, scarsamente intelligente. Ma il nostro lontano cugino era tutt'altro che un povero troglodita con la clava. Le scoperte degli ultimi decenni hanno ribaltato lo stereotipo radicato nell'immaginario collettivo, restituendoci una cultura evoluta e raffinata. Tuttavia, ancora oggi, perfino gli articoli di divulgazione scientifica fingono un'ingiustificata sorpresa di fronte ad ogni nuova conferma sull'evoluzione neanderthaliana. Ogni tanto qualcuno si interroga ancora sulla capacità del Neanderthal di parlare. Allora chiariamolo subito, parlava benissimo: lo studio effettuato su un esemplare trovato a Kebara, in Israele, ha messo in evidenza che l'osso ioide aveva lo stesso funzionamento di quello dell'uomo moderno, inoltre il Dna neanderthaliano ha rivelato la presenza del gene FOXP2, decisivo per la facoltà di articolare il linguaggio, in una versione identica a quella del Sapiens. I Neanderthal cacciavano in gruppo pianificando strategie complesse, le loro prede erano grandi animali come mammut, bisonti e rinoceronti lanosi, si cibavano di un'incredibile varietà di vegetali che selezionavano con sapienza. I test hanno dimostrato che usavano utensili da lavoro e lance per la caccia efficaci come quelle dei Sapiens. Di recente si è stabilito che già 50 mila anni fa usavano strumenti per conciare le pelli ricavati dalle costole dei cervi e prodotti in serie, cioè con procedure standardizzate: un tempo l’invenzione di questi attrezzi era attribuita ai Sapiens.
Nella stessa epoca, nel sito di Pech-de-l'Azé in Francia, l'uomo di Neanderthal accendeva il fuoco aiutandosi con la chimica, cioè servendosi del biossido di manganese per trattare la legna in modo da favorire la combustione. Non solo, aveva inventato una colla straordinariamente efficace per saldare i pezzi degli utensili, che realizzava con un avanzato procedimento, bruciando pezzi di corteccia di betulla e ricavandone una sostanza catramosa. Probabilmente aveva cognizioni mediche: in molte caverne frequentate dai Neanderthal sono state recuperate grandi quantità di pollini di piante note per le qualità curative e antisettiche. Usi e costumi erano assai articolati, le osservazioni, per esempio, hanno messo in luce che tra i Neanderthal nordeuropei, tra 115 e 30 mila anni fa, esistevano due distinte culture, una diffusa tra la Gran Bretagna e le regioni a sud-ovest della Francia, l’altra tra la Germania e l’Europa orientale. I Neanderthal che vivevano in occidente producevano asce simmetriche a forma triangolare o di cuore, mentre quelle prodotte dagli orientali erano asimmetriche, come i coltelli bifacciali. I manufatti di tipo musteriano, la tecnica litica usata dai Neanderthal, sono stati trovati anche su diverse isole greche come Lefkada, Cefalonia e Zacinto, evidenza che testimonia la capacità di navigare di questa antica umanità, dal momento che le acque in quell’area erano profonde almeno 200 metri (nonostante il livello marino durante l'era glaciale fosse più basso di un centinaio di metri).
Simbolismo e astrazione
L'uomo di Neanderthal aveva sviluppato il pensiero simbolico e l'astrazione. Amava addobbarsi con monili e colorarsi il corpo. Sono noti gli artigli d'aquila utilizzati per realizzare delle collane: i più antichi finora ritrovati sono quelli delle grotte di Krapina, in Croazia, risalenti a 130 mila anni fa, poi quelli del sito di Combe-Grenal nella Dordogna, datati 90 mila anni, e altri ancora realizzati tra i 60 e 45 mila anni fa. Sugli artigli compaiono anche dei disegni dal valore simbolico. Gli scavi a Fumane (Verona) hanno evidenziato che Neanderthal non lavorava solo gli artigli, ma usava anche le penne degli uccelli rapaci a scopo ornamentale, probabilmente per decorarsi la chioma alla maniera degli indiani, poi conchiglie per realizzare collane o come contenitore per l'ocra rossa con cui forse si dipingeva il corpo. Un ritrovamento analogo proviene dalla provincia di Murcia in Spagna, dove sono emerse conchiglie usate come contenitori di pigmenti, gialli, neri e rossi. Neanderthal conosceva anche la musica: lo dimostra il flauto ricavato dal femore di un orso trovato in Slovenia in un sito frequentato 60 mila anni fa. In una grotta di Gorham a Gibilterra, sono state individuate delle incisioni risalenti a 39 mila anni fa, che riproducono un simbolo simile al cancelletto (#), evidente manifestazione di simbolismo. Qualcuno ha anche suggerito che le pitture rupestri in ocra rossa realizzate oltre 43 mila anni fa, emerse nella Cava di Nerja in Spagna e raffiguranti alcune foche, siano opera dei Neanderthal e non dei primissimi Sapiens europei. Stessa proposta per quelle rinvenute presso la cava di El Castillo, vecchie almeno 40 mila anni, che rappresentano impronte di mani e forme discoidali sempre color ocra e altri simboli, che paiono rimandare a una sorta di scrittura ante-litteram.
La paternità delle opere resta comunque controversa. Risulta fondamentale il ritrovamento di un'architettura neanderthaliana, avvenuto nella grotta di Bruniquel in Francia, risalente a 176 mila anni fa. Il sito era noto dal 1992, ma solo di recente sono state stabilite le datazioni. Si tratta di circa 400 pezzi di stalagmiti disposti in formazioni circolari, con sei strutture, due ampie e quattro più piccole (la più grande ha una superficie di 30 metri quadri). Altre stalagmiti sono accatastate in cumuli. Prima di questa scoperta mancavano chiare tracce dell'attitudine speleologica dei Neanderthal. Il complesso è posto a 366 metri dall'entrata della grotta, per realizzarlo è stato necessario l'uso di torce. Diverse crepe e macchie rosse o nere testimoniano che in cima alle stalagmiti venivano accesi dei fuochi. Sono stati trovati frammenti bruciati di ossa, forse di un orso o di un grosso erbivoro. Messe una dietro l'altra le stalagmiti, che hanno tutte un diametro di circa 30 centimetri, raggiungono i 112 metri e il peso di due tonnellate. La funzione di questa struttura non è chiara. Già si sapeva che i Neanderthal costruivano le loro case utilizzando le ossa dei mammut e della megafauna del Pleistocene, ma pare dubbio che questo possa essere un rifugio, si pensa piuttosto a un luogo adibito a riti e cerimonie. La religiosità dell'uomo di Neanderthal, del resto, è ben testimoniata anche dalle sepolture, come quella di La Chapelle-aux-Saints risalente a 50 mila anni fa, ma certamente questa scoperta retrodata di molto il comportamento "moderno" dell'uomo preistorico.
Giorgio Giordano