L'età dell'uomo e l'australopiteco "abile"

Tipologia: 
Evoluzione
20 maggio 2016
In Kenya, sulle rive del lago Turkana, sono stati scoperti degli utensili in pietra datati 3,3 milioni di anni fa. Questo ritrovamento anticipa di 500 mila anni la più antica traccia fossile del genere Homo. Non tutti sono concordi nel retrodatare la comparsa dell'uomo, secondo alcuni i reperti sarebbero da attribuire agli australopitechi stanziati nella zona
Un gruppo di australopitechi
Un gruppo di australopitechi

Quando è apparso il genere Homo? La discussione è aperta da quando sulle rive del lago Turkana, in Kenya, sono stati trovati degli utensili di pietra datati 3,3 milioni di anni fa. Una notizia che potenzialmente sposta indietro le lancette dell'evoluzione umana, anticipando di ben 700 mila anni gli utensili più antichi conosciuti sino a quel momento, ovvero quelli risalenti a 2,6 milioni di anni fa rinvenuti in Tanzania. Questo ritrovamento anticipa di 500 mila anni anche la più antica traccia fossile del genere Homo, peraltro scoperta solo nel 2013 in Etiopia, nel sito di Ledi-Geraru, una mandibola dai tratti arcaici, ma sicuramente umana. Prima di questo reperto, i fossili dell'uomo più antichi erano datati 2,3-2,4 milioni di anni e associati all'Homo habilis. Tuttavia, non tutti sono concordi nel retrodatare la comparsa dell'uomo. È stato infatti proposto di attribuire i manufatti (scaglie, martelli e incudini, anche molto grandi) ad alcuni australopitechi presenti in quella zona, come Kenyanthropus platyops e Australopithecus afarensis (come la famosa Lucy o gli ominini eretti che lasciarono le altrettanto celebri impronte di Laetoli). In Etiopia sono state trovate ossa di animali, risalenti a 3,39 milioni di anni fa, con segni di colpi lasciati da utensili in pietra, verosimilmente per staccare la carne, cosa che ha certificato come ben prima dell'Homo habilis qualcuno si avvalesse di strumenti. Questi reperti hanno gettato nuova luce sulle abitudini alimentari dei nostri antichissimi predecessori e soprattutto sulle loro reali capacità intellettive. Lo straordinario ritrovamento avvenuto in Kenya è rivoluzionario qualunque sia la soluzione dell'enigma: implica la retrodatazione della comparsa dell'uomo ovvero una radicale rivalutazione dell'australopiteco. Secondo i ricercatori un gene duplicato in modo imperfetto ha diretto l’evoluzione del cervello umano, consentendone lo sviluppo. Questa duplicazione parziale, avvenuta intorno a 2,5 milioni di anni fa, è ritenuta responsabile del salto di qualità del genere Homo rispetto agli autralopitechi. Una data che corrisponde alla comparsa dei primi fossili dell'Homo habilis, quando ancora esisteva l'Australopithecus sediba, ritenuto una specie di passaggio. I fosili hanno messo in luce un elemento molto singolare: le ossa della faccia degli ultimi australopitechi rivelano numerose microfratture degli zigomi e delle arcate sopraciliari, assenti nei fossili degli esemplari precedenti, segno che non appena questi esseri hanno potuto chiudere bene i pugni hanno cominciato a tirare di boxe.
Giorgio Giordano

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