La pratica della deformazione cranica
Da sempre la presenza in tutti i continenti dei crani deformati artificialmente rappresenta un enigma. È difficile capire se questa pratica abbia avuto un epicentro nella profonda preistoria e si sia poi diffusa per il mondo attraverso le migrazioni o se le varie popolazioni che l'hanno adottata siano giunte alla stessa usanza rituale per vie autonome. Le testimonianze più antiche sembrano essere rintracciabili nel Neolitico mediorientale. A Gerico, già nel 7500 a.C., era in uso uno stile di deformazione cranica attraverso bendaggi, che aveva lo scopo di allargare la cima e il retro della testa. Tradizionalmente sono noti reperti comparsi tra il VII e il IV millennio a.C. Oltre a Gerico - in ordine cronologico - esistono testimonianze emerse a Khirokitia sull'isola di Cipro, a Byblos in Libano, a Seyh Hoyiik in Siria e a Eridu in Iraq. Ma uno studio del 1992 (С. Meiklejohn, A. Agelarakis, P.A. Akkermans, P.E.L. Smith, R. Soleck) ha spostato ancora più indietro le lancette dell'orologio, rilevando la presenza di crani deformati attraverso bendaggi di vario tipo nei siti di Shanidar, Iraq, 9000-8500 a.С., Ganj Dareh Tepe, Iran, 7500-6500 a.С. e Tepe Ghenil, ancora Iran, con reperti collocabili tra la fine dell'VIII e l'inizio del VI millennio a.С (la ricerca contempla anche i reperti di Bouqras, Siria, databili 6500-5500 a.С.). Di certo le più famose tra le pratiche di deformazione sono quelle che determinano crani iperdolicocefali, esageratamente allungati all'indietro e/o verso l'alto, ma vanno tenute presente le altrettanto importanti pratiche che generano forme di appiattimento occipitale. L'usanza della defomazione cranica si è diffusa massicciamente in luoghi lontani della Terra intorno al IV millennio avanti Cristo. Sono infatti del 4000 a.C. i citati crani allungati di Byblos, ma anche quelli di Tiahuanaco in Bolivia. La deformazione è comparsa anche in Egitto in epoca predinastica, così come nel Caucaso - in Georgia - sono stati ritrovati teschi allungati databili 3000 a.C. Un cranio trovato nelle caverne di Lauricocha in Perù, con (presunti, ma discussi) segni di appiattimento occipitale, era considerato il più antico esempio americano di deformazione volontaria, si parlava infatti di 8500-9000 anni fa, ma di recente è stato ridatato a 5300 anni fa. Per giustificare la contemporanea presenza della stessa pratica sulle due sponde dell'Atlantico si potrebbe ricondurre l'usanza a un antenato preistorico comune, oppure ammettere contatti transoceanici in quel millennio o ancora postulare una convergenza casuale. Si è parlato di crani allungati risalenti alla fine del Paleolitico rinvenuti in Australia, a Coobool Creek e Kow Swamp, ma la conclusione non sembra convincere tutti, si tratterebbe invece di una forma umana arcaica dalla fronte sfuggente. Era anche circolata la notizia di un cranio brasiliano deformato artificialmente datato circa 9500 anni fa: indizi che potrebbero far pensare a un percorso delle deformazioni dall'Australia al Sud America, ma sulla fondatezza di questi annunci non risulta siano stati fatti ulteriori accertamenti.
L'usanza, connessa alla regalità e alla sacralità, è rimasta viva per millenni. Era ancora praticata da numerose popolazioni stanziate a est del Mar Nero in epoca tardo-imperiale e all'inizio del Medioevo, come tra gli Unni. Le deformazioni craniche hanno preso piede anche presso i popoli germanici. Nell'America precolombiana l'allungamento dei teschi è sopravvissuto nelle aree azteche e maya, in Nicaragua, Perù, Argentina, Patagonia e nelle Antille. Ci sono esempi di deformazioni anche presso le tribù residenti lungo il fiume Columbia negli Stati Uniti. La pratica è diffusa anche oggi presso alcune comunità tribali, ne abbiamo per esempio testimonianze in Congo. Tra le stranezze vanno ricordati i crani ritrovati nell'ipogeo di Malta (foto sotto, museo La Valletta), enormi e fortemente dolicocefali, ma a quanto pare non deformati artificialmente, secondo gli esperti con un'evidente craniostenosi. Hanno un che di neaderthaliano o comunque di arcaico, peraltro, proprio nei Neanderthal è stata spesso riscontrata l'assenza o la scarsa definizione delle suture craniche, come in alcuni di questi reperti. Secondo una corrente di pensiero il modello estetico originario delle deformazioni va ricercato in un'etnia preistorica dal cranio naturalmente iperdolicocefalo, ma al momento non esistono conferme in tal senso. Altri studiosi guardano alle rappresentazioni delle divinità neolitiche della fertilità, quindi la pratica rimanderebbe a una simbologia fallica. Infine, c'è chi le ritiene ispirate alle figure immateriali che popolavano le visioni degli antichi sciamani, le stesse che poi sono state raffigurate in tantissime pitture rupestri sparse per il mondo, in forma di alieni, mostri e ombre oscure dall'aspetto inquitante.
Giorgio Giordano