I capelli rossi degli antichi europei
Durante l'era glaciale si è affermata la mutazione che causa i capelli rossi e una depigmentazione estrema. Di recente, uno studio sul Dna scozzese ha rivelato l'esistenza di tre varianti del gene del rutilismo, due hanno avuto origine in Asia occidentale 70 mila anni fa, una in Europa 30 mila anni fa. Queste date certificano l'origine "glaciale" dei capelli rossi. Le prime due varianti coincidono temporalmente con l'avvento della glaciazione Wurm dopo il periodo interglaciale. Quindi, l'umanità moderna era portatrice di questa mutazione già prima di arrivare in Europa nel Paleolitico superiore (i Sapiens giunti nel vecchio continente provenivano da un'area a nord dell'India). La terza variante risale all'Europa "cromagnoide" e dà ragione a chi ha ritenuto questo fenotipo un tratto diffuso tra gli antichi abitanti del continente. Il rutilismo, che esalta le feumelanine (rosse) a scapito delle eumelanine (nere), è stato interpretato come un carattere residuale, ereditato da una popolo in cui compariva nella quasi totalità dei suoi componenti, sopravvissuto dove l'ibridazione è stata più lenta, come nelle aree dell'Europa occidentale in cui resiste in percentuali significative (in Scozia tocca il 10 per cento), in particolare sulle coste dell'Atlantico. Era stato proposto che la mutazione dei capelli rossi fosse stata introdotta in Europa durante l'invasione dei proto-celti, quelle tribù indoeuropee della tarda età del Rame note come Cultura del bicchiere campaniforme. Oggi risulta chiaro che il rutilismo era un tratto fenotipico diffuso in Europa già prima delle invasioni indoeuropee, almeno nella variante di 30 mila anni fa, che è autoctona europea e non asiatica. Naturalmente, questo non esclude che a loro volta gli indouropei, originari delle steppe siberiane, portassero una o più varianti del gene mutato già prima di ibridarsi con gli europei occidentali (si pensi infatti ai "rossi" Tocari che sono migrati in direzione opposta, dall'Asia centrale alla Cina), essendo parimenti i pronipoti di quegli stessi Sapiens che avevano i capelli rossi ben 70 mila anni fa. Un'ulteriore conferma arriva dagli Udmurti, popolo ugro-finnico che vive in Russia alle pendici degli Urali e che presenta una consistente percentuale di capelli rossi, più del 10 per cento (unica popolazione non occidentale con un’incidenza tanto alta). Le indagini sul Dna rivelano che non si tratta di etnie celtiche o germaniche (quindi indoeuropee), ma dei discendenti di un antico progenitore maschio, che migrò in queste terre e venne assimilato dai nativi. Il rutilismo appare come una risposta fisiologica a un clima glaciale, ovvero freddo e scarsamente illuminato. Si è imposto in questo tipo di ambiente perché la pelle chiara favorisce l'assunzione della vitamina D attraverso l'esposizione solare e soprattutto perché i soggetti di carnagione bianca trattengono meglio il calore e quindi risultano più resistenti al congelamento, caratteristica fisica ideale per sopravvivere in un periodo climatico particolarmente rigido (di recente è stato anche dimostrato che chi ha i capelli rossi ha una maggiore resistenza al dolore). La mutazione che determina i capelli rossi rende la pelle estremamente sensibile al sole, è dunque dannosa a quasi tutte le latitudini e quindi destinata a essere eliminata. Con il clima attuale, perfino alle latitudini europee non è così favorevole e non diventa un fenotipo dominante, ma sopravvive come tratto recessivo. La situazione doveva essere molto diversa durante l'era glaciale: anche l'uomo di Neanderthal, che abitava le stesse zone del Sapiens europeo in epoche precedenti, aveva i capelli rossi. La scoperta è stata fatta analizzando due soggetti vissuti tra i 40 e i 50 mila anni fa, uno in Spagna e uno in Italia. Si tratta di una convergenza evolutiva: il rutilismo dei Sapiens, infatti, nonostante il provato incrocio tra le due specie, non è un'eredità neanderthaliana, è invece dovuto a un'espressione diversa dello stesso gene mutato. Evidenza che ancora una volta punta i riflettori sull'adattamento alle condizioni climatiche. Peraltro, i capelli rossi del Neanderthal spagnolo e di quello italiano rivelano che durante l'era glaciale il rutilismo doveva risultare favorevole all'adattamento anche a latitudini relativamente basse.
Giorgio Giordano