La scimmia eretta
L'uomo non discende dalle scimmie come spesso erroneamente si afferma. Semmai dagli australopitechi, che sono un ramo diverso di primati. Gli australopitechi erano scimmie "speciali", che non si appoggiavano sugli arti anteriori, ma bipedi e tendenti alla stazione eretta. Il misterioso ominino battezzato Lluc, vissuto 11,9 milioni di anni fa in Spagna, rappresenta il più antico ritrovamento di un presunto "antenato dell’uomo". Intorno a 6 milioni di anni fa, in Kenia, Orrorin tugenensis aveva femori adatti alla deambulazione bipede. Ardipithecus ramidus, vissuto in Etiopia 4,4 milioni di anni fa, aveva un piede predisposto alla camminata bipede, ma conservava un alluce opponibile per arrampicarsi e afferrare le cose. Le misteriose impronte di Laetoli in Tanzania di 3,7 milioni di anni fa mettono in luce la presenza di una postura eretta, con piedi senza alluce opponibile e dotati di arcate ben formate. I fossili hanno confermato gli indizi suggeriti dalle impronte: i resti di un Australopithecus afarensis (come la famosa Lucy) vissuto in Etiopia 3,6 milioni di anni fa testimoniano la presenza delle arcate dei piedi, dato ribadito dal ritrovamento di un altro australopiteco etiope della stessa tipologia, risalente a 3,2 milioni anni fa. I piedi di questo ominino non erano piatti: un'arcata molto definita consente di superare le controindicazioni della camminata bipede, a scapito dell'alluce opponibile che permette di arrampicarsi facilmente sugli alberi. A differenza dell'Homo erectus non aveva ancora sviluppato un bacino adatto alla corsa. In compenso Australopithecus afarensis aveva il pollice opponibile proprio come gli esseri umani ed era capace di una presa forte e precisa. La possibilità di avere le mani "libere" ha tracciato un solco profondissimo, la manualità ha portato queste creature a utilizzare gli oggetti come strumenti. Sulle rive del lago Turkana in Kenya, sono stati trovati degli utensili di pietra datati 3,3 milioni di anni fa. Tra le proposte avanzate per risolvere l'enigma c'è quella di attribuire l'uso di questi oggetti agli australopitechi della zona, come Kenyanthropus platyops e lo stesso Australopithecus afarensis (qualcuno invece pensa di retrodatare il genere Homo). Ancora in Etiopia sono state trovate delle ossa di animali, risalenti a 3,39 milioni di anni fa, con segni di colpi lasciati da utensili in pietra per staccare la carne, elemento che tra l'altro certifica la dieta onnivora dell'australopiteco, già prima della comparsa dell'uomo.
Giorgio Giordano