Fetonte o delle catastrofi di fuoco
Il reale significato del mito di Fetonte è dibattuto da tempo. Di certo sappiamo quanto ci ha rivelato Platone nel Timeo: «Ci furono e ci saranno molti e diversi stermini di uomini, grandissimi quelli per fuoco e acqua, da meno quelli per le altre innumerabili cose. E veramente quello che si dice appresso voi, Fetonte, figliuolo del Sole, una volta aggiogato i cavalli al carro del padre e montatovi su, non sapendo carreggiare la strada, avere arso ogni cosa sopra la terra, morendo egli di folgore; questo a forma di favola; il vero poi è lo dichinamento degli astri che si rivolvono per lo cielo attorno alla terra, e lo incendimento di tutte le cose sopra la terra per molto fuoco». Secondo un'interpretazione «gli astri che si rivolvono per lo cielo attorno alla terra» sono asteroidi, comete o meteoriti, in questo caso dietro al mito ci sarebbe un impatto celeste. Da sempre il mondo subisce bombardamenti provenienti dallo spazio, alcuni di questi sono avvenuti in epoche relativamente recenti. Si è parlato per esempio dell'impatto che avrebbe distrutto la civiltà nordamericana dei Clovis circa 13.000 anni fa o del cratere di Rio Cuarto in Argentina, che è stato prodotto da un asteroide circa 10.000 anni fa. Secondo una ricerca austriaca ci sono tracce di una frammentazione cometaria datata 7545 a.C., con impatti in diverse aree del pianeta, dall'Atlantico al Mediterraneo, sino al Pacifico. Un'interessante concentrazione di episodi di questo tipo si evidenzia intorno a 5000 anni fa. Risale a quell'epoca il cratere da impatto di Kamil in Egitto, così come quello di Burckle nell'oceano Indiano e quello rilevato a Henbury in Australia, mentre quello del lago Umm al Binni nell'Iraq meridionale è datato tra i 2000 e i 4000 anni prima di Cristo.
La precessione
Va tuttavia considerata un'ulteriore interpretazione della frase scritta dal filosofo greco, da intendere come un riferimento al meccanismo celeste della precessione degli equinozi, che sappiamo essere fonte di ispirazione per molti miti dell'Antichità. In questo caso le parole di Platone «lo dichinamento degli astri che si rivolvono per lo cielo attorno alla terra» farebbero riferimento al mutamento ciclico della visione del firmamento, causato dagli spostamenti dell'asse terrestre, fenomeno che determina le cosiddette Ere cosmiche associate alle dodici costellazioni zodiacali (ovvero, sul piano verticale, lo slittamento della stella polare attraverso le costellazioni circumpolari). Resta aperto il dibattito sulla conoscenza del fenomeno da parte degli uomini preistorici, ma è facile ammettere che quegli instancabili osservatori del cielo abbiano percepito almeno otticamente il cambiamento, al di là di un approccio matematico alla maniera dell’uomo moderno, per esempio, accorgendosi semplicemente che nei giorni del solstizio o dell’equinozio le costellazioni visibili non erano più quelle indicate dalla tradizione millenaria degli avi (per realizzarlo servono circa 2000 anni) o che la stella al centro della volta celeste era diventata un’altra. Gli antichi ritenevano che ad ogni cambio precessionale, ossia la catastrofe cosmica, corrispondesse una catastrofe terrestre, come scritto nel Timeo «molti e diversi stermini di uomini, grandissimi quelli per fuoco e acqua, da meno quelli per le altre innumerabili cose». Secondo questa visione la storia di Fetonte descrive innanzitutto la catastrofe cosmica, laddove il giovane dio schiantatosi con il carro paterno, figlio del Sole e quindi sua diretta emanazione, altri non è se non il Sole stesso, che a causa dello spostamento dell'asse perde la “rotta” consolidata sul binario immutabile dell'eclittica. In questo caso, dunque, risulta tutta da determinare la natura della catastrofe di fuoco che per diretta conseguenza si abbatte sul globo terrestre. Nulla vieta che si tratti proprio di un impatto celeste, ma non si possono escludere il vulcanismo, causa nota e ben testimoniata di infinite distruzioni ambientali storiche e preistoriche, oppure l'iperattività delle macchie solari del nostro astro o ancora gli indebolimenti del campo magnetico terrestre che lasciano il pianeta privo di protezione ed esposto alle radiazioni, fenomeni che come si sa sono perfettamente in grado di causare «lo incendimento di tutte le cose sopra la terra». Peraltro, Platone dice che in occasione delle catastrofi d'acqua muoiono coloro che abitano in prossimità delle coste, mentre con le catastrofi di fuoco periscono quelli che abitano sui monti, ma a ben vedere una pioggia meteoritica può interessare indistintamente chi abita in quota come chi abita al livello del mare. Va sottolineato che sono specchio terreno della devastazione cosmica anche le catastrofi d'acqua e tutte le altre “minori” ricordate da Platone, spesso ben certificate dalla geologia marina (vedi i diluvi pos-glaciali) e dalla paleo-climatica (glaciazioni, desertificazioni). Il riferimento precessionale diventa esplicito nel mito di Fetonte raccontato da Ovidio, che spiega le ragioni della “sbandata” del carro solare durante il suo convenzionale tragitto nel cielo: «Il ragazzo lasciò cadere le redini alla vista dello Scorpione», con ovvio riferimento all'omonima costellazione (dettaglio che probabilmente va solo inteso come un generico richiamo alla precessione, ma che qualcuno ha interpretato come una precisa indicazione temporale: ricordiamo per completezza che l'Era dello Scorpione risale a circa 18.000 anni fa).
Mitologia comparata
Spostandoci dalla tradizione greca a quelle copte e arabe d'Egitto, troviamo le storie relative al sovrano antidiluviano Surid e al suo sogno catastrofico di una pioggia di stelle che avrebbe portato il diluvio, motivo per cui costruì la Grande Piramide di Giza «quando il cuore del fiero Leone raggiunse il primo minuto della testa del Cancro». Anche in questo caso qualcuno ha voluto vedere nella “pioggia di stelle” un bombardamento meteoritico. Ma le due costellazioni zodiacali citate, ancora una volta, certificano che il tema del racconto è la precessione e l'immagine delle stelle in caduta libera va riferita alla visione della volta celeste, non ai “sassi” in orbita sopra le nostre teste. Nella Genesi biblica, accanto alla ben nota catastrofe d'acqua con protagonista Noè, compare anche un'immane distruzione per mezzo del fuoco, narrata nell'episodio di Sodoma e Gomorra, che si presenta come un doppione del mito del diluvio universale, con personaggi e situazioni speculari. In entrambe le storie gli esseri corrotti vengono sterminati (l'umanità intera nel primo racconto, gli abitanti delle città peccaminose nel secondo), dopo la “purga” si salva solo una famiglia fedele al Signore (quella di Noè e quella di Lot), la prole ha un incidente sessuale con il padre (Noè si ubriaca e Cam vede le sue nudità, Lot si ubriaca e le figlie ne approfittano per avere o un rapporto incestuoso con lui), infine dai colpevoli del “fattaccio” discendono le tribù non ebree della Palestina (i Cananei in un caso, Moabiti e Ammoniti nell'altro).
Giorgio Giordano