Uomini e dinosauri, una teoria assurda

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Evoluzione
16 aprile 2017
Uomini e dinosauri, una teoria certamente ricca di fascino, ma servono le prove. Per viaggiare con la fantasia si può rispolverare il cartoon giapponese del 1971 “Ryu il ragazzo delle caverne”. Non bastano presunte scoperte e false interpretazioni per sostenere simili proposte di revisione. A meno di non voler sposare il puro Creazionismo
Ryu il ragazzo delle caverne, 1971
Ryu il ragazzo delle caverne, 1971

La diffusione universale di internet ha riportato in auge vecchie teorie fantarcheologiche, che ormai si ritenevano definitivamente archiviate: a partire dalla coesistenza di uomini e dinosauri. I fossili dei dinosauri si trovano al di sotto di quello che in geologia è indicato come limite K-T (Cretaceo-Terziario), mai sopra. Parliamo di un periodo corrispondente a circa 65 milioni di anni fa, che segna il passaggio dall'era mesozoica a quella cenozoica. Oltre il limite K-T non si trovano più i fossili del 75 per cento delle specie animali e vegetali viventi prima di quella grande estinzione di massa. Non esistono ragioni per dubitare di questa evidenza. Allo stesso modo non sono stati trovati fossili di uomini prima del limite K-T, nemmeno di primati meno evoluti, solo qualche mammifero di dimensioni medio-piccole. Non sono presenti manufatti, resti di insediamenti, scarti di cibo, nulla.

Non bastano presunte scoperte come le famose impronte di Paluxy River in Texas, che secondo un'interpretazione avventata metterebbero in evidenza la coesistenza di uomini e dinosauri: i calchi fossili ritrovati nell'area sono tutti attribuibili a dinosauri bipedi, l'esistenza di orme di piedi umani sovrapposte a quelle dei sauri è stata erroneamente dedotta analizzando impronte ormai erose o poco definite fin dalla formazione. Gli esempi di questo tipo sono numerosi e non merita ricordarli tutti. Ci sono poi i cosiddetti “Oopart”, reperti “fuori tempo” trovati in strati archeologici antichissimi, compresi scheletri umani fatti come quelli moderni. E naturalmente ci sono i libri come “Archeologia proibita” di Cremo e Thompson, che si premurano di metterli in fila a sostegno di una rivalutazione globale della vicenda umana.

A parte il numero talmente esiguo da risultare irrilevante, certamente insufficiente per mandare in pensione migliaia di ritrovamenti di segno diverso, basta fare un giro in rete per trovare decine di siti che svelano le bufale legate a questi presunti enigmi archeologici e paleoantropologici. Nessun mistero: si tratta di oggetti del tutto moderni, finiti in profondità o inglobati velocemente dalle rocce (al limite è questo il fenomeno interessante su cui fare luce), ovvero di sepolture intrusive, persone precipitate nei crepacci o rimaste intrappolate in cave e miniere. Gli scheletri umani moderni sono diversi da quelli di cento-duecento-trecentomila anni fa, non parliamo di quelli di uno o due milioni di anni fa. E prima si trovano solo australopitechi. Allora ci si chiede come uno scheletro umano di milioni e milioni di anni fa, addirittura contemporaneo ai dinosauri, possa essere identico al quelli dell'uomo moderno.

Certo, nessun problema per i cultori del Creazionismo, ma il cambiamento degli esseri viventi nel corso delle ere geologiche non è opinabile, eventualmente si può discutere sui reali meccanismi che determinano questa mutazione di forme, non sulla sua evidenza. Peraltro, è certo che in molti casi questi ritrovamenti misteriosi si spiegano con vere e proprie burle o frodi ai danni dei creduloni. Poi cosa potremmo dire di uno scheletro come quello di Macoupin nell'Illinois, che corrisponderebbe a uno strato geologico risalente a 280-320 milioni di anni fa. In pratica un uomo con intorno il nulla o quasi: i fossili dicono che in quel periodo sulla terraferma si muovevano gli insetti giganti e dalle creature anfibie si stavano evolvendo i primissimi rettili. Come sarebbe potuto spuntare l'uomo dal nulla, salvo appunto ammettere una creazione per magia divina?

E ormai accanto alla ricerca dei paleontologi c'è quella genetica, che ci sta restituendo un quadro abbastanza preciso delle tappe fondamentali per la comparsa dei vari esseri viventi nel corso delle epoche. Non trovando il necessario conforto probatorio per sostenere la retrodatazione dell'alba umana, alcuni teorici del revisionismo “a prescindere” hanno ritenuto di dover postdatare la scomparsa dei dinosauri. Tempo fa era circolata la notizia di un paleoantropologo di nome Hugh Miller che aveva datato al radiocarbonio diverse ossa di dinosauro trovate in Montana, ottenendo la data di 35 mila anni fa per un triceratopo, 23 mila anni fa per un adrosauro e via dicendo. È noto che il radiocarbonio funziona per datare i reperti sino a 50 mila anni fa, non certo per le ossa di dinosauro. Tuttavia, le conclusioni del complottista di turno hanno ribaltato il problema: se gli scienziati “negazionisti” datassero con il C14 tutte le ossa di dinosauro, dovrebbero ammettere che vivevano ancora nel Paleolitico superiore.

Di sicuro non esistono ossa di dinosauro trovate negli insediamenti umani preistorici, ma non credo si possa dubitare che i cacciatori paleolitici avrebbero preso di mira anche questi animali (quantomeno per liberarsene), così come hanno fatto con i grandi mammiferi. Tra l'altro, i dinosauri erbivori avevano bisogno di quantità enormi di vegetali per sopravvivere, sembra evidente che la loro presenza sarebbe entrata in forte contrasto con le esigenze vitali della megafauna pleistoicenica, verosimilmente, abbastanza da comprometterne l'esistenza. Va notato che secondo alcuni calcoli (in realtà tutti da verificare), i dinosauri più grandi avevano dimensioni tali da non essere compatibili con l'attuale forza di gravità della Terra, in quanto il rapporto peso/potenza non sarebbe sufficiente per farli muovere. La teoria della coesistenza del genere Homo con i sauri spesso si fonda sulle raffigurazioni storiche.

In tal senso i reperti più noti sono le celebri statuette di argilla trovare ad Acambaro in Messico, che rappresentano quelli che all'apparenza si direbbero dinosauri di ogni tipo e foggia. Per molti si tratta di semplici falsi moderni, alcune discusse datazioni risalirebbero a tempi compresi tra 2500 e 4500 anni fa. Prendiamo per buone queste stime: è più logico pensare che gli uomini dell'epoca, senza ombra di dubbio provetti veterinari, macellai e impagliatori, abbiano saputo ricostruire la forma di questi animali partendo dai fossili, esattamente come abbiamo fatto noi, oppure che i dinosauri vivessero in Centroamerica mentre nel Vecchio mondo prosperavano sumeri ed egizi, ovvero greci e romani, o ancora che si tratti di ricordi tramandati per 65 milioni di anni? Operazioni di paleontologia ante-litteram non possono essere escluse, non va dimenticato che proprio in Messico c'è il deserto del Chihuahua, una delle zone più ricche di fossili di dinosauro del pianeta.

L'uomo di ogni epoca storica si è certamente imbattuto in qualche reperto fossile: nel mondo antico, tanto in oriente quanto in occidente, le ossa, i teschi e i denti dei “draghi” o dei “giganti” erano perfettamente conosciuti e come oggi erano oggetto di commercio e collezionismo. Senza dimenticare che molto spesso l'idea della convivenza tra uomini e dinosauri è generata da cattive interpretazioni delle immagini, come nel caso del presunto stegosauro raffigurato in un bassorilievo del tempio cambogiano di Ta Prohm. Posto che questo dinosauro non ha mai vissuto in Cambogia, in realtà si tratta della rappresentazione del locale rinoceronte di Sumatra e le scaglie ossee sulla schiena della bestia sono solo fregi che compaiono anche in figure vicine, dove rivelano chiaramente la loro natura, senza creare alcuna curiosa illusione ottica.

Si è parlato di dinosauri di fronte a incisioni e pitture rupestri preistoriche, nell'arte sumera ed egizia, perfino analizzando la cultura di Nazca, ma tali interpretazioni sono assolutamente opinabili. Gli esempi sono molti, si può fare quello clamoroso del Mosaico del Nilo di Palestrina, opera romana di 2000 anni fa, che rappresenta la caccia a un coccodrillo-leopardo, evidente animale di fantasia, ma che qualcuno ha voluto bollare come prova della sopravvivenza dei dinosauri in epoche recenti, oppure la raffigurazione rinvenuta a Pompei nella “casa del medico”, contemporanea alla precedente, che mette in mostra alcuni animali dall'aspetto misterioso, compreso quello che a tutti gli effetti si direbbe un coccodrillo, ma che i soliti sognatori hanno voluto trasformare in un dinosauro. Sulla stessa linea si ricorda anche il presunto torosauro raffigurato in un antico mosaico israeliano.

Naturalmente non si possono tralasciare le celebri pietre peruviane di Ica, che ritraggono uomini a cavallo di dinosauri e altri animali estinti tipo i mammut, testimonianze di tecnologie avanzate, come l'uso del cannocchiale e le trasfusioni del sangue, costruzioni a gradoni e mappe del mondo come appariva milioni di anni fa. Addirittura qualcuno ha ritenuto rappresentato tra le immagini l'arrivo di un corpo celeste, interpretato come il famoso asteroide caduto a Chicxulub nello Yucatan, indiziato principale della grande estinzione dei dinosauri. Basterebbe la contemporanea presenza di dinosauri e mammut a farci escludere che queste pietre possano risalire a prima del limite K-T, in quanto i mammut in quel tempo remotissimo non erano presenti sul pianeta, ma del resto sull'autenticità delle pietre si è discusso a lungo e si è concluso che si tratta di sofisticazioni.

Più di un residente della zona ha ammesso di essere un falsario, spiegando come realizzare queste opere con un semplice trapano da dentista e qualche libro di scienza da cui trarre ispirazione. Lo prova anche il fatto che le pietre sono sempre state regolarmente vendute ai turisti e quindi di certo non hanno il minimo valore archeologico. Ma facciamo pure finta che alcuni di questi manufatti, diciamo i primissimi trovati, siano realmente antichi: non è forse più logico, come nel caso di Acambaro, attribuirli all'arte precolombiana, quindi a un'operazione di ricostruzione partendo dai fossili, piuttosto che a una civiltà del Mesozoico? Tutto molto affascinante, ma servono le prove. Per viaggiare con la fantasia si può rispolverare il cartoon giapponese del 1971 “Ryu il ragazzo delle caverne”.

Facendo affidamento su questo tipo di materiale probatorio, alcuni cultori delle parascienze hanno ipotizzato che questa evolutissima civiltà abbia abbandonato la Terra al tempo della “catastrofe” e si sia rifugiata nello spazio, sulla Luna, su Marte o chissà, per poi tornare sul nostro pianeta dopo 65 milioni di anni: costoro avrebbero prodotto in laboratorio l'uomo, manipolando il Dna degli australopitechi. Insomma, un tentativo di fondere le teorie paleoastronautiche dei vari Von Daniken e Sitchin con il filone creazionista. Una domanda risulta obbligata: quando gli archeologi del futuro troveranno un nostro museo con le ossa fossili dei dinosauri, oppure le ricostruzioni di questi animali, le statue, i modellini giocattolo o le raffigurazioni di ogni dimensione e materiale che abbiamo sparso sul pianeta, saranno forse autorizzati a pensare che le “lucertole terribili” vivevano al nostro fianco?
Giorgio Giordano

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Mosaico di Palestrina
Raffigurazione di Pompei
Mosaico Israeliano
Bassorilievo cambogiano
Arte rupestre americana
Le statuette di Acambaro
Una delle pietre di Ica